“L’età che avanza non è una malattia”. La lezione di Jane Fonda

jane fonda

“Viviamo, in media, 34 anni in più dei nostri bisnonni, abbiamo un’intera seconda esistenza da adulti. Eppure siamo ancora immersi in una cultura che non riesce ad accettare questo cambiamento e che guarda all’età come a una patologia”. Ecco la lezione di Jane Fonda in un Ted Talk.

“Occorrono moltissimi anni per diventare giovani” (P. Picasso)

La vita come una parabola che prima sale, raggiunge un picco di efficienza e di attività per poi ridiscendere verso una fiacca senilità? Neppure a parlarne: è una costruzione fittizia che non tiene conto del fatto che, rispetto a qualche decennio fa, abbiamo a disposizione “un’altra intera vita da adulti” nella quale poter spendere il nostro tempo per cose piacevoli, interessanti, nuove e soprattutto attive. “Quello che dovremmo chiederci, che tutti quanti dovremmo chiederci è: come utilizziamo questo tempo? Come viverlo al meglio?”

Sono le parole dell’attrice Jane Fonda, classe 1937, declamate nell’intervento che è divenuto un vero simbolo della vita over 50. Jane Fonda è stata invitata a parlare sul celebre palcoscenico di TED, un “luogo” per la diffusione di idee dal quale ogni anno personaggi illustri e speaker d’eccezione raccontano ciò che vale la pena diffondere, come recita il motto scelto dall’organizzazione no-profit che gestisce le conferenze.

“Negli ultimi anni – continua Jane Fonda – ho trovato che la metafora più giusta per l’invecchiamento è una scala: l’ascensione dello spirito umano che conduce alla saggezza, all’integrità, all’autenticità. L’età non è affatto una patologia, l’età è un potenziale… E sapete una cosa? – chiede retoricamente l’attrice alla platea – non è un potenziale per pochi eletti”.

Gran parte degli ultra 50enni si sentono meglio, sono meno stressati, meno ostili, meno ansiosi, tendono a vedere più similitudini che differenze e alcuni studi dicono che siamo persino più felici […] e ho scoperto che quando vediamo la nostra terza età dal di dentro, anziché vederla dal di fuori, la paura diminuisce, ci si rende conto che si è sempre se stessi e forse anche di più”.

Rendere il “terzo atto” della vita un momento di successo

Nel suo emozionante racconto, Jane Fonda cita un esempio per chiarire a metafora della scala. È quello di Neil Selinger, un avvocato Fastidi intimi durante la menopausaamericano che a 57 anni ha scoperto la sua grande passione per la scrittura e contemporaneamente di essere affetto da SLA. L’attrice cita un articolo scritto da Selinger nel quale egli descrive la sua situazione: “Mentre i miei muscoli si indebolivano, la mia scrittura diventava più forte. Mentre lentamente perdevo la parola, la mia voce si rafforzava. Mentre perdevo così tanto, finalmente cominciavo a trovare me stesso. Ecco che Selinger rappresenta la scala, per me – spiega Fonda – Siamo tutti nati con uno spirito, tutti noi, che talvolta rimane schiacciato dalle sfide della vita […] pertanto ci sentiamo incompleti. Forse il compito del terzo atto della vita è di riuscire a completare noi stessi”.

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Il segreto: tornare indietro per cambiare il rapporto con il proprio passato

Quello che nella terza fase della vita abbiamo la possibilità di fare è tornare indietro e cambiare le abitudini che hanno portato la psiche e il nostro cervello a reagire sempre nella stessa maniera alle situazioni, generando ansietà, stress, rabbia, riconsiderando la nostra relazione con il passato e cercando di trovare nuove e più positive sensazioni ed emozioni: “Non è avere esperienza che ci rende saggi – dice Fonda – ma riflettere sulle esperienze che abbiamo vissuto che porta saggezza e autenticità, che ci aiuta a diventare quello che avremmo potuto essere”.

Depressione, ansia, crisi, paura di invecchiare, sono timori comuni che moltissime persone attraversano quando l’età cresce. Neanche l’attrice ne è stata esente. Racconta di aver attraversato momenti difficili, di aver avuto bisogno di aiuto. Tuttavia moltissimi dei suoi timori e delle sue grandi preoccupazioni sono svaniti con il tempo, ma soprattutto con l’adozione di un atteggiamento nuovo.

È stato necessario ripercorrere tutta la vita – racconta – cercando di ricostruire la sua persona, le sue esperienze, la sua consapevolezza, per fare un bilancio della sua esistenza: “Mi sono resa conto che per sapere dove volevo arrivare dovevo capire dov’ero arrivata.”

Lo scopo di tutto questo è, in modo quasi paradossale, liberarsi, perdonare gli altri, perdonare se stessi, per “cambiare la relazione con il passato”.

A proposito Jane Fonda cita un bellissimo passaggio tratto dal libro “Alla ricerca di un significato della vita”, dello psicologo Viktor Frankl, detenuto per 5 anni nei campi di sterminio nazisti: “Tutto ciò che avete nella vita vi può essere portato via, eccetto una cosa: la libertà di scegliere come reagire alle situazioni. Questo è quello che determina la qualità della vita che abbiamo vissuto”.

“Noi donne over 50 possiamo cambiare il mondo”

“Siamo la parte demografica più numerosa al mondo – conclude Jane Fonda parlando delle donne over 50 – Se possiamo tornare indietro e ridefinire noi stesse e diventare donne complete, questo creerà un cambiamento culturale nel mondo e darà un esempio alle nuove generazioni così che possano concepire nuovamente la loro esistenza”.

Stare bene è un nostro dovere, è un impegno che abbiamo con noi stesse, è un esercizio da compiere ogni giorno, una scelta che abbiamo la possibilità di operare. Saperlo ti carica di responsabilità ma nello stesso tempo dà sicurezza e energia: puoi prendere in mano la tua vita e renderla un’esistenza piena ed emozionante.

La prima cosa da fare è prenderti cura di te stessa, ascoltando il tuo cuore, il tuo cervello e il tuo corpo: l’età che avanza non è una malattia è una condizione naturale che apre nuove possibilità e prospettive.

Sta a te saperle cogliere, da subito.

 

(*) Referenze

  • Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
  • Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
  • Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379

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