Single e in menopausa. Non è così male: tanto tempo per sé, per coltivare amicizie e divertimento, e magari anche qualche nuova passione scoppiata con l’accompagnamento di un cocktail estivo e una canzone tipo “No woman, no cry” che fa tanto liberté. Ma poi si arriva al dunque e…
Presente il rumore delle serrature blindate che scattano per chiudersi? Cla-cla-clang! Ecco. Più o meno quello è il sound che sento in testa ogni volta che penso a un rapporto occasionale adesso. Perché? Il motivo è semplice, là sotto c’è qualcosa che non torna.
Innanzitutto il ciclo, sparito da qualche anno… ma vabbé. Ci può stare. D’altro canto non si può andare contro la fisiologia degli eventi. Sono una cinquantaquattrenne matura, ormai, in menopausa – yes Sir! – sono felicemente single, e sto abbastanza bene.
Insomma, vado regolarmente dal parrucchiere, frequento una palestra, faccio shopping, mi “aggiusto”, come direbbe mia madre. Sono single ma non perché sono una racchia, giusto perché sia chiaro. Non ho mai trovato l’uomo della mia vita e adesso sono consapevole che sarebbe un po’ tardi abituarsi a una quotidianità da condividere con qualcun altro che non siano i miei impegni. Egoista? Forse un po’. Ma finché sono sola non faccio torto a nessuno.
Ho avuto alcune storie d’amore, durate poco ma molto intense, molto piacevoli: gli uomini mi divertono finché non si innamorano… poi diventano noiosi e iniziano a pretendere di essere svegliati con il sorriso sulle labbra. A quel punto io mollo, non ce la posso fare. Ho bisogno delle mie mattine di risvegli comatosi e spettinati e delle mie colazioni in religioso silenzio, senza domande, senza filtri, senza sorprese.
Ho costruito una quotidianità nella mia vita matura che mi piace molto. Poi ogni tanto arriva pure qualche avventuretta passionale, a colorare le serate. Tutto regolare, se non fosse per la pruriginosa comparsa di una strana secchezza intima, sessualmente efficace come un estintore a polvere: spegne tutto.
Eh, niente. Dopo il terzo tentativo andato a farsi benedire (perché il primo può essere un caso, il secondo una coincidenza, il terzo è un indizio, diceva Agata Christie), mi sono decisa ad andare dal ginecologo. Risultato? AVV. “Scusi, non ho capito”… “A-tro-fia-vul-vo-va-gi-na-le”.
Ah.
E che è?
“Guardi signora – mi ha detto il ginecologo – si tratta di una patologia molto comune nelle donne in menopausa. Sostanzialmente provoca un assottigliamento dei tessuti vaginali che diventano meno elastici e più fragili. Ora avverte solo secchezza, prurito, qualche doloretto, ma se la trascura potrebbe diventare molto più fastidiosa, addirittura potrebbe diventarle impossibile avere un rapporto sessuale”.
A quel punto, per fortuna, ho avuto una vampata che mi ha aiutato a nascondere l’imbarazzo.
Come mi sono accorta di avere l’Atrofia Vaginale, ovvero il racconto semiserio del mio ultimo fallimento
Fino a un certo punto della mia vita ci ho creduto anche, che prima o poi avrei trovato un compagno fisso. Fino ai 45, più o meno. Poi la comodità di una vita da single ha prevalso su tutto: una casa arredata secondo il mio gusto, senza litigi né nervosismi per scegliere il colore delle tende o la posizione del divano, giornate organizzate secondo le mie necessità lavorative e personali, nessuno a cui giustificare ritardi o contrattempi.
Certo, la solitudine a volte fa brutti scherzi. Soprattutto perché ci sono stati weekend di pioggia battente – di quelli che la dai vinta alla pigrizia a tavolino – che non hai voglia nemmeno di mettere in naso fuori dalla finestra, spesi in totale silenzio. Un po’ più che noiosi. Un po’ meno che depressi. Ma insomma, siamo lì.
Per fortuna viviamo in un Paese dal clima clemente e i giorni di pioggia sono pochi.
Insomma in uno di questi giorni di noia depressa – un po’ più depressa del solito per via delle paturnie della menopausa – nella penombra silenziosa del corridoio di casa, uno squillo di telefono turba la mia quiete delle 4 di pomeriggio di sabato.
“Ciao, sono Marcello”.
Eh, niente. Marcello è una passione ricorrente. Nel senso che quando torna dai suoi viaggi (fa l’export manager) ci sentiamo e usciamo insieme. Siamo ufficialmente amici… Ma a volte succede che senza un apparente motivo, ci guardiamo e ci capiamo.
E ci siamo capiti un sacco di volte.
Anche lui è single, ma credo che abbia una vita molto più variopinta della mia, dal punto di vista sentimentale.
Vabbé, fatto sta che ci siamo ritrovati all’aperitivo di una serata intima e – per la prima volta – mi sono trovata a fare i conti con una secchezza devastante. Cioè, non lo vedevo da più di sei mesi, lo desideravo come un’adolescente, ma là sotto regnava una quiete tombale. Pensavo di impazzire.
Provare? E che vuoi provare? Ce l’ha messa tutta, il poverino (in senso figurato) per tentare l’impresa ma è stato come lottare contro i tre ninja dello scirocco tropicale: Arsura. Aridità. Asciutto. Risultato? Una serata da dimenticare, scuse col sorriso a mezza bocca tipo: “stai tranquilla, dai”.
Il fatto è che, soprattutto da quando sono in menopausa, più mi dicono di stare tranquilla più mi agito.
Insomma, lui è andato a dormire a casa sua, io mi sono rintanata in cucina. Davanti al frigo, per la precisione. Così, mentre svuotavo un barattolo da chilo di yogurt pesca e albicocca ho avuto l’illuminazione: il biglietto da visita del mio ginecologo accanto alla foto delle mie vacanze in Marocco.
Difficile, come un rapporto occasionale con l’AVV
La mia espressione di fronte alla sentenza del ginecologo, nonostante la vampata, doveva aver parlato al posto mio.
“Signora, non si preoccupi, la maggior parte delle donne in menopausa non conosce questo problema che è così comune, invece. Pensi che molte scambiano pruriti e bruciori per una infezione e mi arrivano qui sostenendo di avere la cistite da mesi. È normale che non ne abbia mai sentito parlare. Anzi, guardi, le dirò di più, un sacco di donne pensano che sia il segnale che non devono più avere una vita intima quando invece è normalissimo continuare a desiderare di avere una relazione completa dopo la menopausa: bisogna curarsi e si deve continuare ad avere rapporti, perché con l’AVV il rischio è che poi non si riesca più”.
Ecco, “bisogna continuare”… ma io sono single dottore – avrei voluto dirgli – non ci sono palestre per tenersi allenate là sotto e di Marcello non è che ce ne siano due.
Potrei lasciar perdere la faccenda, ma poi se trovo un uomo, anche per una sera di divertimento, che faccio?
A dirimere i miei dubbi arriva la puntualizzazione del dottore: “Mi raccomando, signora. Si prenda cura di se stessa e della sua intimità. È l’unico modo per continuare a gestire la sua vita intima senza intoppi”.
Grazie, dottore. Forse Marcello mi chiamerà ancora. Sicuramente scoprirò che la menopausa può essere più divertente di quel che credevo: ho ancora almeno un terzo della mia vita davanti e non mi farò certamente arrestare dalla pigrizia oppure dal pregiudizio sulla menopausa. Insomma, per temperamento non sono certo una cougar, anche se per età ci sarei pure. Forse sono più vicina a una Bridget Jones over 50 ma stavolta non mollo.
È in quel momento che il dottore mi ha chiesto: “A proposito, com’è la sua vita sentimentale?”
“Un po’ diversa dal solito dottore, complicata, diciamo… come un rapporto occasionale con l’AVV”.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379